L’incostituzionalità del sistema di “doppio binario” in materia di diritto d’autore riapre il dibattito sulla legittimità strutturale dei cumuli punitivi: verso una nuova stagione del ne bis in idem?

La Corte costituzionale, per la prima volta, ha sancito l’illegittimità di uno dei diversi cumuli punitivi attualmente vigenti nell’ordinamento interno: quello previsto dalla normativa a tutela del diritto d’autore. Lo ha fatto con una sentenza (n. 149/2022), per certi versi inattesa, i cui itinerari logico argomentativi appaiono interamente incentrati sulla fisionomia europea del divieto di bis in idem. In questa prospettiva, la pronuncia della Corte costituisce lo spunto per tornare a riflettere sul significato di un principio, quello del ne bis in idem, che da sempre – e ancora oggi – stenta a trovare un proprio definitivo approdo.  Ripercorrere gli itinerari evolutivi e involutivi della garanzia nella giurisprudenza delle due Corti europee, consentirà di comprendere la portata realmente innovativa della sentenza della Consulta sul doppio binario in materia di diritto d’autore, la quale, ben oltre i limiti formali del giudicato costituzionale, appare destinata a lasciare un segno profondo, rimettendo in discussione la legittimità delle scelte legislative fondate sul familiare schema del doppio binario sanzionatorio. 

For the first time the Constitutional Court has established the constitutional illegitimacy of one of the double penalty tracks currently in force in the Italian domestic system, namely that provided for in the copyright legislation. It did so in a judgment (no. 149/2022), that came in some ways unexpected, through legal arguments entirely focused on the European interpretation of the ne bis in idem principle. From this perspective, the Court’s judgment represents an opportunity to dwell on the meaning of the principle, that still struggles to find its own definitive haven. In the light of the analysis of the two European Courts’ case law, the truly innovative reach of the Constitutional Court’s judgment will be unveiled. Indeed, far beyond the formal limits of the Constitutional rulings, the judgment appears intended to leave an important mark, by calling into question the legitimacy of legislative choices based on the common scheme of the double penalty track.

 

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