Dimenticare, rievocare, rappresentare: dove conduce la via dell’oblio

Il diritto all’oblio va oggi inteso come diritto di ottenere la rettifica, la contestualizzazione, l’aggiornamento e addirittura la deindicizzazione o la cancellazione dei propri dati personali presenti online, al fine di assicurare una rappresentazione corretta e attuale della propria identità personale. Questo scritto esamina il percorso argomentativo seguito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, dalla Corte di giustizia dell’Unione europea e dalla Corte di Cassazione per definire, nel corso di circa un decennio, i contorni di un diritto (o di uno strumento?) dalle molteplici sfaccettature e per questo assai sfuggente, che si trova in costante rapporto dialettico con il diritto collettivo a ricercare e ricevere informazioni. Fra incongruenze, ripensamenti e contraddizioni, la giurisprudenza sembra ultimamente aver trovato almeno alcuni elementi di convergenza nel bilanciamento fra pretese di tutela dei diritti della personalità e libertà di stampa.

The right to be forgotten is now conceived as the right to obtain the rectification, contextualization, updating and even de-indexing or deletion of personal data available online, in order to ensure a correct and current representation of one’s personal identity. This paper examines the argumentative path followed by the European Court of Human Rights, the Court of Justice of the European Union and the Court of Cassation to define, over the course of about a decade, the contours of a right (or an instrument?) with multiple facets and therefore very elusive, which is in constant dialectical relationship with the collective right to seek and receive information. Among inconsistencies, second thoughts and contradictions, the jurisprudence seems to have recently found at least some elements of convergence in the balance between claims for the protection of personal rights and freedom of the press.

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