Segreto di Stato: da oggi il governo dovrà essere sempre informato

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Il presente contributo è stato pubblicato dal portale linkiesta.it il 9 marzo 2012
Il governo Monti si occupa (anche) del segreto di Stato. E lo fa proprio perché è un Governo nel pieno delle sue funzioni che, pur con le dovute attenzioni del caso, governa senza timori né limitazioni.
La scelta di emanare una direttiva in materia di segreto di Stato da parte del Presidente Monti è, appunto, conferma di tutto ciò. Questa direttiva, approvata il 14 febbraio corso e uscita nella Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n. 54 del 5 marzo 2012, è perfettamente in linea con quanto previsto dalla legge n. 124 del 2007, ossia con la legge che, pur non essendo immune da aporie, ha posto l’Italia in regime di sostanziale equivalenza con le maggiori democrazie del mondo, così come abbiamo già sottolineato (insieme con Alberto Crepaldi) proprio per Linkiesta nell’agosto scorso, anche attraverso un’infografica.

In particolare, la direttiva del Presidente dà attuazione alle disposizioni concernenti la tutela amministrativa delle informazioni coperte da segreto di Stato e degli atti relativi al segreto di Stato (contenute nel DPCM 22 luglio 2011, n. 4) e si fonda, al di là di tante tecnicalità, sul principio, ribadito di recente anche dalla sent. 106 del 2009 della Corte costituzionale, che “il potere di apporre o confermare il segreto di Stato è stato attribuito in via esclusiva al Presidente del Consiglio che ne risponde al Parlamento quale sede normale di controllo delle piu’ pregnanti decisioni del Governo”.
In questo senso la direttiva prevede che, se il ricorso al segreto di Stato è ancorato alla necessità di salvaguardare beni essenziali per la conservazione dello Stato (l’integrità della Repubblica, la difesa delle istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento, l’indipendenza dello Stato e la sua preparazione e difesa militare (ex art. 39, comma 1, della legge n. 124/2007), allora, oltre a rispettare quanto già previsto, i Ministri e le altre Amministrazioni che possono utilizzare questo strumento “dovranno, d’ora in avanti, informare tempestivamente il Presidente del Consiglio di ogni singolo caso di opposizione del segreto di Stato effettuata all’Autorità giudiziaria da propri dipendenti o da soggetti sottoposti alla propria vigilanza ovvero di cui comunque vengano a conoscenza”.

Per essere chiari: d’ora in poi, sia che si tratti di casi del tipo Ustica, Abu Omar o del tipo (meno nobile) Villa Certosa, l’apposizione del segreto di Stato prevede l’obbligo di informare tempestivamente il Presidente del Consiglio. Può apparire poco, invece, è molto perché definitivamente chiude il cerchio della responsabilità, affindandone sostanzialmente il controllo pieno al Presidente del Consiglio dei Ministri. Un fatto tipico nelle altre democrazie avanzate, non ancora della nostra, ossia che a potere deve corrispondere chiara e trasparente responsabilità. Ricordiamocelo di verificare questo principio quando, prossimamente, ci mostreranno la proposta di riforma costituzionale sulla quale sta lavorando la maggioranza.

twitter@ClementiF

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