Rubrica Start up – Intervista Sabrina Danieli

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Per la rubrica sulle start-up italiane, Medialaws ha incontrato oggi Sabrina Danieli, fondatrice e CEO di Italian Beauty srl e creatrice di Italian Beauty Avenue, una piattaforma che integra il CRM proprietario con due portali verticali, l’uno di comunicazione multimediale e l’altro di e.commerce, entrambi dedicati al made in Italy. Sebbene la società sia di  recente costituzione, Sabrina viene dal mondo confindustriale e conosce molto bene finanziamenti e gestione di impresa: una persona competente, ottima per sondare i problemi giuridici delle società che si affacciano nell’ambiente digitale.

Ciao Sabrina, ci racconti cos’è Italian Beauty Avenue e qual è il pubblico al quale si rivolge?

Italian Beauty Avenue è letteralmente la “via della Bellezza Italiana” ovvero un luogo virtuale di aggregazione per gli amanti dello stile e della cultura italiana, dove è possibile intrattenersi, dialogare, approfondire, discutere di argomenti dedicati – oggi- al mondo del Bello – ovvero della moda- e parimenti cedere alla suggestione dell’acquisto nel negozio Italian Beauty Avenue.

Il nostro team di progetto, del quale ero project leader, ha progettato come usano progettare gli architetti urbanisti ed ha creato un “borgo italiano” nell’impero di Facebook e Google.

Per la nostra comunità di “esteti internauti” abbiamo immaginato luoghi di aggregazione (i blog), luoghi di lavoro (il backoffice/CRM), luoghi di acquisto (i negozi e.commerce), gli organi di stampa (e.magazines), filiere lunghe di lavoro da integrare (i produttori, i magazzini di ventilazione e logistica, le banche), la moneta virtuale (Ibmoney), le tessere di cittadinanza (Ibcard), le nuove professioni (blogger, web promoter, community manager, social content editor, web architect).

Nel 2011 il nostro borgo è stato scelto da 150mila visitatori unici, nel 2012 da 387mila visitatori unici con passaporto dell’Europa, della Federazione Russa, degli Stati Uniti e della Cina. Per il 2013 il nostro obiettivo è di arrivare a 700mila visitatori unici senza investimenti in campagne GoogleADS ma con la sola forza delle nostre idee e del passaparola.

L’obiettivo di Italian Beauty Avenue è sicuramente ambizioso. Quali sono i vantaggi rispetto ai vostri principali concorrenti?

Non abbiamo concorrenti diretti. Noi siamo partiti dall’analisi del social nets (Facebook e Odnoklassiniki in particolare) per costruire il nostro progetto di “borgo della Bellezza Italiana”. Quello che ci poniamo come obiettivo generale è la preservazione e trasmissione di una parte della cultura del fare italiano. Per ottenerlo sviluppiamo attività utili: la comunicazione multimediale, il commercio, la produzione di software. Domani anche la produzione di beni e l’uscita nel mondo fisico con le nostre “piattaforme relazionali a terra”. Le nostre “unique selling propositions” stanno, poi, nel senso e nel valore della cultura che cerchiamo di preservare e, in riferimento alle attività di e.commerce,  nella certezza di origine dei nostri prodotti 100%Made in Italy.

Come giudichi il mercato italiano di internet oggi? Quali le maggiori criticità e quali, a tuo avviso, gli scenari interessanti per il prossimo futuro?

Oggi il mercato italiano è potenzialmente interessante in termini di volumi di consumi:26 milioni di italiani usano abitualmente internet, due terzi di questi il mobile, la spesa media italiana per tecnologie IT è di oltre 1200 Euro, la spesa per acquisto di servizi ICT è di circa 600 Euro l’anno.

E’ un mercato passivo, però, dove si acquistano beni e tecnologie fornite altrove. E dove la polverizzazione delle aziende ICT esclude l’Italia dalla competizione internazionale eccezion fatta per le aziende di stato.

Nell’immediato futuro spero nel sostegno alle start up e in una capacità di aggregazione fra imprese che consenta di recuperare forma e sostanza per competere. Laddove non è riuscita la “moral suasion” economica europea degli ultimi vent’anni, potrebbe arrivare la persuasiva tenaglia della crisi attuale.

E in un’accelerazione del superamento del digital divide, almeno fra le professioni intellettuali e nella pubblica Amministrazione.

Quali sono i maggiori ostacoli che, sotto il profilo giuridico e legislativo, hai incontrato (o incontri ancora) nella tua esperienza di start-upper?

Sicuramente le norme civilistiche amministrative che regolano la vita delle aziende italiane. Sono improntate a modelli produttivi ben diversi da quelli “digitali” ed “immateriali”. Con questi modelli un’impresa che lavoro sull’intangibile NON potrà avere successo.

Al netto del recente decreto su start-up e innovatori, quali riforme ti aspetti dal prossimo Governo?

La riforma delle norme civilistiche e contabili sopra indicate. Per coerenza e per consentire alla nostra “economia dell’intelligenza” di competere ed affermarsi.

Sulla scorta della tua esperienza, quali consigli ti sentiresti di dare ai giovani start-upper che scelgono di investire nel mercato di internet oggi?

Di non fare da soli ma di cercare partner. Uniti si può vincere. Internet non è un catino ma un oceano, a volte tempestoso, che va affrontato con rispetto e prudenza.

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