Problemi (giuridici, ma non solo) e opportunità delle start-up. Intervista ad Andrea Boscaro

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A partire da oggi, MediaLaws pubblicherà una serie di interviste che vedranno coinvolti alcuni giovani (e meno giovani) start-upper italiani. L’obiettivo è quello di analizzare, sulla base di esperienze reali, quali sono i maggiori problemi giuridici nel fare impresa su internet in Italia.
Abbiamo sentito, per primo, Andrea Boscaro, fondatore di The Vortex, già mente di Pangora e del motore di comparazione BuyCentral, e autore di numerose pubblicazioni, tra cui il recente “Fare politica digitale. Come candidati, movimenti e partiti possono creare e mantenere consenso e vincere le elezioni”
1) Che cos’è The Vortex? Quando siete partiti? Da dove è nata l’idea?
The Vortex è una società di formazione dedicata ai media digitali che si rivolge a istituzioni, associazioni e imprese perchè possano diffondere la conoscenza e l’uso del digitale per la comunicazione, il marketing e il business. Siamo partiti, Nicola Mauri ed io, all’inizio del 2011 dall’osservazione che la crescita dell’uso personale di servizi digitali (social media, acquisti online, smartphone) produceva una domanda legata ai loro risvolti professionali ed aziendali e che, tra la domanda e l’offerta presenti sul mercato, era necessario avere un accompagnamento di carattere formativo e consulenziale: in questo spazio vi è The Vortex.

2) Come giudichi il mercato italiano di internet oggi? Quali le maggiori criticità e quali, a tuo avviso, gli scenari interessanti per il prossimo futuro?
La grande sfida del mercato Internet attuale è la riconsiderazione della scelta make/buy da parte delle imprese per quanto concerne le competenze e le attività digitali: sempre più aziende tendono ad internalizzare competenze a fronte dell’esplosione di piattaforme come i social media, i motori di ricerca oltre a soluzioni open-source largamente competitiv e ed efficaci. Questo pone una sfida di comprensione e formazione alla aziende ed anche un ripensamento delle modalità di servizio e di assistenza da parte dell’universo agenziale. L’esito di questa sfida, nelle sue tante sfaccettature, traccerà la catena del valore del mercato Internet italiano di domani.

3) Quali sono i maggiori ostacoli che, sotto il profilo giuridico e legislativo, hai incontrato nella tua esperienza di start-upper? Al netto del recente decreto su start-up e innovatori, quali riforme ti aspetti dal prossimo Governo?
Nella mia precedente esperienza di lavoro, in Pangora ed a contatto con migliaia di PMI, ho compreso i ritardi che investono il creditore e la difficoltà di far comprendere le regole e lo spirito che presiedono alle relazioni commerciali fra imprese in Rete. In The Vortex invece noto una crescente attenzione in termini di finanziamenti concessi alle imprese per la formazione legata al digitale ed all’innovazione: mi aspetto una conferma di questa tendenza anche da parte del nuovo Governo e la ripresa, nell’Agenda Digitale, delle proposte che riguardavano il commercio elettronico: a fronte del 15% di PMI europee che vendono online, l’Italia ne ha solo il 5%. Occorre una forte attività a tutti livelli per colmare questo gap come una leva di competitività sul mercato interno e di efficienza sui mercati internazionali.

4) Sulla scorta della tua esperienza, quali consigli ti sentiresti di dare ai giovani start-upper che scelgono di investire nel mercato di internet oggi?
Guardare agli ambienti mobile come terreno su cui spendere la loro idea di business e all’evoluzione digitale dei settori tradizionali come traguardo a cui rivolgere la propria creatività. So che spesso vale l’equazione start-up digital = Silicon Valley, ma sono ostinato e penso che si possa fare impresa portando valore al tessuto imprenditoriale del nosto Paese.

5) Cambiamo argomento. Nel tuo libro “Fare politica digitale” spieghi come i politici dovrebbero utilizzare il web per la comunicazione e la propaganda politica. Te la senti di dare un voto alla comunicazione via internet dei candidati premier?
Nel libro “Fare politica digitale” abbiamo visto come Obama ha cambiato radicalmente la propria strategia dal 2008 al 2012 mettendo, lo scorso anno, maggiori strumenti a disposizione dei propri attivisti perchè facessero campagna elettorale nei luoghi, digitali e non, dove le persone già si trovavano e parlavano dei temi della politica americana. In questo senso e, a prescindere dai contenuti, vedo uno sguardo attento da parte di Mario Monti e del suo staff (a partire dal sito Agenda-Monti) che punta a recuperare il gap con iniziative corali come quelle del PD che sfruttano il radicamento dei circoli e con il forte attivismo digitale del Movimento 5 Stelle. Non è semplice il lavoro del PdL che per molti aspetti sconta una tradizionale distanza dai media digitali accumulata negli anni, ma alcuni passi sono da guardare con attenzione: è molto interessante capire se Forzasilvio.it sarà capace di offire davvero un hub per i militanti perchè possano lavorare al meglio sui social media e sul Web. Ultimo punto: le presidenziali americane hanno visto un forte e raffinato uso della pubblicità online, ambito molto poco sfruttato dai politici italiani. Vedremo cosa succederà entro il 24 e 25 febbraio.

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