Il caso “Freccero-Libero” specchio del degrado dell’informazione italiana

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La polemica è vomitevole e non merita neppure di essere commentata. I toni minacciosi e diffamatori usati da Carlo Freccero, direttore di Rai 4, nei confronti di Francesco Borgonovo, giornalista di Libero, confermano, una volta di più, quanto sia urgente una radicale riforma della governance Rai e dei meccanismi di reclutamento dei giornalisti e dei dirigenti del servizio pubblico. Le offese alla Chiesa, al mondo cattolico e ai dirigenti Rai pronunciate da un direttore Rai testimoniano il degrado della tv pubblica, ma anche i metodi usati dal giornalista di Libero, che registra la telefonata e la pubblica sul sito del suo quotidiano, senza avvertire l’interlocutore, non sono deontologicamente corretti. Prima i fatti. In un articolo, il giornalista di Libero criticava la collocazione diurna, nel palinsesto di Rai 4, della serie tv “Fisica o chimica”, contenente scene e situazioni piuttosto spinte soprattutto su droga e sesso. Freccero lamentava il fatto che, a seguito dell’articolo su Libero, aveva ricevuto un preavviso di spostamento di quella trasmissione alla seconda serata. E per questo si abbandonava a una serie di offese allo stesso Borgonovo, ai vertici Rai, alla Chiesa e ai presunti condizionamenti di cui Libero, al pari del direttore generale Rai, Lorenzo Lei, sarebbe vittima, ad opera di “cardinali pedofili”. L’intera telefonata è stata pubblicata sul sito di “Libero”.
Del cattivo gusto di Freccero abbiamo già detto. Il cda Rai se ne sta occupando, e sullo sfondo resta l’accorata Raccomandazione del Consiglio d’Europa che invoca una governance trasparente delle tv pubbliche, emancipata dalle trame partitiche e lottizzatorie.
Ma va altresì ricordato che l’art.15 della Costituzione tutela la libertà e segretezza della corrispondenza. Fa specie che proprio una testata come Libero, da sempre puntuale nel censurare la gogna mediatica e la pubblicazione indiscriminata di telefonate prive di rilevanza penale e spesso anche di interesse pubblico, si attenti nella pubblicazione (scorretta e inopportuna) sul suo sito, di una sgradevole telefonata che avrebbe dovuto rimanere confinata in ambito privato. Se sarà confermato che, a partire dal prossimo agosto, l’Ordine dei giornalisti perderà il potere disciplinare nei confronti dei suoi iscritti, c’è da augurarsi che i consigli di disciplina, che dovrebbero subentrargli, siano più incisivi nel garantire un opportuno rispetto della deontologia giornalistica in materia di bilanciamento tra legittimo esercizio del diritto di cronaca ed efficace tutela dei diritti della personalità, tra i quali la privacy.

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