Equo compenso: OK dal Consiglio costituzionale alla legge francese sulla copia privata. A pagare saranno solo gli utenti privati

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La collaborazione tra Medialaws e Key4biz prosegue, proponendo, questa settimana, un articolo di Raffaella Natale a commento della recente approvazione della nuova legge francese sull’equo compenso.

Il Consiglio costituzionale ha dato il proprio via libera alla legge francese sull’equo compenso, confermando così che solo i professionisti non saranno assoggettati al tributo destinato a compensare gli aventi diritto del mancato guadagno dovuto alle registrazioni ‘casalinghe’.

Non ci arrenderemo”, ha detto senza mezzi termini Bernard Heger, segretario generale del Sindacato delle industrie di materiali audiovisivi ed elettronici (Simavelec), che si è opposto al compenso sulla copia privata.

“Continueremo a batterci, come UFC-Que choisir, perché riteniamo che le entrate percepite dagli aventi diritto non corrispondano strettamente a ciò che gli spetterebbe per la copia privata”.

Soddisfazione, invece, per Jean-Noël Tronc, segretario generale della SACEM, per la decisione del Consiglio costituzionale che considera positiva per la cultura francese, perché preserva un meccanismo indispensabile per la produzione audiovisiva, musicale, scritta e per le arti visive.

Il dispositivo della legge del 2 dicembre 2011, che definisce il regime dell’equo compenso, è coerente con le sentenze del Consiglio di Stato che vanno in questo senso, secondo le decisioni adottate dal Comitato dei Saggi (Leggi Articolo Key4biz).

L’imposta riguarda tutti i dispositivi multimediali acquistati: Cd, Dvd, chiavette USB, hard disk esterni, memory card, ma anche lettori Mp3, smartphone … insomma qualsiasi cosa che abbia capacità di archiviazione dati.

In Italia, infatti, spetta alle case produttrici la corresponsione di una cifra (variabile in base alla capacità di archiviazione dei suddetti dispositivi) alla SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori).

La Francia, come l’Italia, la Germania o il Belgio, aveva attuato un sistema di mutualizzazione, in modo che tutti i supporti, a prescindere se acquistati per uso personale o professionale, fossero sottoposti a questo compenso che era calcolato in funzione dell’uso (individuale o professionale) che se ne faceva.

La nuova legge stabilisce, invece, che siano le persone fisiche a pagare per la copia privata e che, quando compreranno un supporto di registrazione, vengano informate della somma che stanno pagando per l’equo compenso.

Il nuovo testo esclude adesso dalla sfera di applicazione della legge sull’equo compenso le aziende private o gli enti pubblici, come stabilito dalle recenti sentenze del Consiglio di Stato.

La legge permette, infatti, a chi compra supporti digitali destinati a uso professionale di poter chiedere il rimborso dell’imposta, mentre invece i grossisti potranno essere esonerati sin dal momento dell’acquisto.

Il dibattito parlamentare è avvenuto in maniera tranquilla, ma non può dirsi la stessa cosa fuori dall’aula. Il nuovo testo ha infatti visto opposti da un lato i produttori e distributori di supporti digitali e dall’altro i rappresentanti degli artisti e dei produttori.

Per i primi, sostenuti dall’associazione dei consumatori UFC-Que Choisir, il prelievo sulla copia privata porterà ad un’esplosione dei prezzi, mentre per i secondi, in particolare l’ARP (Société des auteurs réalisateurs producteurs) le nuove misure tutelano ‘il finanziamento della creazione artistica’.

La convalida di questa legge da parte del Consiglio costituzionale non significa la fine della vicenda giudiziaria. “Porteremo il caso a Bruxelles”, ha minacciato Bernard Heger.

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