Bisognerebbe abbracciare la rivoluzione digitale, adesso..

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ieri ho fatto una visita lampo ed un brevissimo intervento ad un convegno organizzato dall’Astrid di Bassanini sul “dopo-Caio”

l’annuncio di Merkel e Cameron della collaborazione Germania-UK per lo sviluppo della trasmissione dati di 5a. generazione (“5G”) fatto in apertura al CEBIT è stato evidenziato da Francois de Brabant come fatto rilevante di politica industriale, in grado di avere ripercussioni positive anche in Italia.

pensiamoci un attimo: i Presidenti di due tra i principali paesi europei vanno assieme ad inaugurare una fiera dell’elettronica ed annunciano una collaborazione per il più ambizioso progetto di ricerca e sviluppo dopo il GSM (che ha determinato la rivoluzione mondiale della telefonia mobile). Un evento di una importanza enorme…

ho risposto con una battuta che la principale riflessione che ci si può aspettare in Italia come effetto dell’annuncio di cui sopra, è che buona parte dei nostri leader penserà che tra poco dovrà/potrà cambiare telefonino…

la principale possibilità di sviluppo è abbracciare la modernità einternet è il catalizzatore dello sviluppo e della ricerca, pervasivo in ogni settore; rivoluziona le filiere, la società, la ricerca, la scuola, i media, il commercio, il turismo, l’agricoltura, ..; è diventata (ed ogni giorno che passa lo diventa di più) l’interfaccia utente del mondo.

questa consapevolezza dovrebbe pervadere la nostra leadership, ma purtroppo non è così.

un giornalista di un blasonato quotidiano mi ha telefonato ieri per dirmi che avrebbe proposto in riunione di redazione di occuparsi di questo annuncio e che quindi mi avrebbe richiamato per qualche dichiarazione.

un laconico SMS mi ha annunciato che non ci sarebbe stato spazio nel giornale per questa notizia

Internet è per il XXI secolo ciò che l’elettricità è stato per il XX secolo, possiamo pensare allo sviluppo del secolo scorso senza elettricità ?

dopo che sono passati cinque anni tra il primo ed il secondo rapporto Caio, tutti gli addetti ai lavori siamo sempre più unanimemente convinti dell’importanza del tema digitale e della sua crescente urgenza.

il problema – centinaia di convegni dopo – è che siamo sempre e solo noi, che i nostri leader a questi convegni non ci sono. e quando capita che parlino di questi argomenti, di solito lo fanno per darsi una patina di modernità.

il modello di sviluppo di riferimento è rimasto largamente quello degli anni 50-60 centrato sulla crescita demografica; non capiscono veramente la rivoluzione delle filiere che il digitale ha determinato e se non ci si adatta ad una trasformazione così profonda, si può pensare di non perdere competitività ?

internet rende il mondo più piccolo; tutto è accessibile ovunque; i voli low cost sono abilitati da internet; spostarsi è infinitamente più facile rispetto alle emigrazioni del secolo scorso. chi veda dei bambini di 10 anni oggi e lo confronti a quando avevamo noi 10 anni, vede che siamo immersi in un pluri-linguismo senza precedenti.

quale attrattività possiamo avere per i nostri giovani che – grazie a tutto ciò – trovano facilissimo accettare la “offerta di residenza” di paesi che offrono maggiori opportunità per le nuove occupazioni determinate dal digitale e suo indotto?

la differenza che c’e’ tra ICT e digitale è la stessa che passa tra l’industria di cavi/trasformatori e l’uso che dell’elettricità si fa nella società.

va bene occuparsi di ICT. è un prerequisito. ma pensiamo davvero che occuparsi di trasformatori sia sufficiente ed adeguato ?

bisogna abbracciare la rivoluzione digitale, adesso.

(già pubblicato in stefanoquintarelli.tumblr.com)

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